E’ affrontando  la fusione in bronzo, che ho sentito ad un tratto di potere esprimere completamente ciò che volevo dire.

Francesco Brunetti

Titoli dati alle opere

Per quanto riguarda i titoli attribuiti alle opere, solo alle primissime sculture Francesco Brunetti attribuì titoli di fantasia; già dai primi anni ’70 l’Artista cominciò ad attribuire a tutte le sculture il titolo di Reperto, seguito da un numero superiore al 2000, seguito negli anni dalla E, iniziale del nome della moglie e successivamente dalla C, poi S, quindi G, cioè dalle iniziali dei nomi delle figlie che vennero ad arricchire la famiglia. Verso i primi anni ’80, con l’inserimento di castoni con pietre dure, marmi e lamine dorate fino alla sperimentazione ed acquisizione anche della tecnica del cesello a sbalzo e inserimento di smalti, i titoli delle opere cominciarono ad essere Eldorado e successivamente Trionfi quando compaiono anche immagini di foglie d’acanto o di quercia, in vari materiali e tecniche; anche in questo caso il numero e l’acronimo ECSG accompagnano il titolo delle opere.

Purtroppo per la maggior parte delle sculture non è rimasta traccia del titolo specificamente attribuito alla singola opera, anche quando sono state esposte in mostre personali o inviate ad esposizioni su invito.

Tecniche usate

Per quanto riguarda le tecniche usate, solo in pochi casi si tratta di un’unica tecnica (es. fusione a cera persa; cesello a sbalzo, etc.). Nella maggior parte dei casi si tratta di “tecniche miste” in cui la progettazione e realizzazione ha richiesto diversi tipi di intervento dell’Artista (lavorazione delle singole lamine, di ferro e/o di ottone; modelli in cera x la fusione; successivo intervento per inserimento di ulteriori elementi (lamelle, raggi, rivette, castoni con pietre dure e/o smalti, etc.)

Tecnica del Cesello

Questa tecnica, appresa da un libro su Benvenuto Cellini, diventa una delle caratteristiche delle sue sculture degli anni ’80 ed il grande strato di pece è d’ora in poi sempre presente su un tavolo del suo studio. E’ affascinante vederlo martellare sulla lastra d’ottone che scaldata dalla fiamma si lascia modellare in negativo, vedere nascere l’opera dal retro mentre lui procede sicuro e padrone della tecnica.

La voglia di sperimentare lo porta anche a cesellare l’oro che fa laminare dall’amico Andrea Andreoli, orefice e figlio dell’orefice che gli fuse i suoi primi gioielli-scultura nel ’73. Nasce così anche il gusto di creare gioielli unici, che negli anni conserveranno lo stile e l’evoluzione delle sue opere scultore.

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